Il nuovo percorso museale del Museo Nazionale della Montagna di Torino riprende a grandi tappe le visioni suggerite dall’arco alpino torinese, e ogni tappa serve per dischiudere un orizzonte più ampio: la storia, l’ambiente, la cultura montanara, il mistero, la religiosità. Indubbiamente il museo mantiene la sua marcata impronta alpinistica ed esplorativa, che vede nelle maggiori collezioni – i reperti del Duca degli Abruzzi di ritorno dal Polo Nord nel 1900, l’eredità di Mario Piacenza dopo il viaggio nel Ladakh del 1913, i materiali della spedizione italiana al K2 del 1954 – il sigillo di una vocazione.
Così il Monviso, la domestica piramide che si illumina a sud di Torino con il primo sole, torna a essere il luogo storico dove – con Quintino Sella e compagni – sono nati il proselitismo della montagna, la scienza d’alta quota, la divulgazione alpinistica.
La Sacra di San Michele è il simbolo della religiosità medievale che ha pervaso e trasformato le Alpi intere, il Colle del Moncenisio è la secolare dimostrazione che le montagne furono motivo di unione tra gli opposti versanti, il Rocciamelone svetta a ricordare un lontano giorno del 1358 in cui Rotario d’Asti inventò involontariamente l’alpinismo.
Chiudono il cerchio straordinario il Gran Paradiso, luogo dalla natura incorrotta e padre dei parchi nazionali italiani, e il Monte Rosa, il massiccio più himalayano delle Alpi. Dal Monte Rosa i piemontesi seppero partire alla scoperta delle montagne del mondo, riportando reperti eccezionali come quelli del Duca degli Abruzzi esploratore del Polo, o la collezione di Mario Piacenza, primo visitatore dell’Himalaya Kashmiriano.
L’intero percorso è illustrato con garbo e competenza dall’attore Giuseppe Cederna, particolarmente legato alla storia e ai racconti delle Alpi.
“Museo Nazionale della Montagna”, progetto scientifico, presentazione video (con Giuseppe Cederna) e testi per il nuovo allestimento (con Aldo Audisio; allestimento di Luigi Bistagnino), Torino, dicembre 2005.