Le Guide n. 1. Supplemento a Piemonte Parchi n. 5
Fin dai tempi antichi il Monviso è conosciuto e descritto, e si dice che la Paramount Pictures vi si sia ispirata per il celebre marchio cinematografico.
Alla vocazione di montagna sacra, nelle valenze estetiche e simboliche, concorre il fatto che il Monviso sembra sollevarsi direttamente dalla pianura ed è visibile da ogni dove. Inoltre dal Monviso nascono le acque del Po, il grande fiume che irriga le pianure e disseta le città, attribuendo al monte doti e miti di fertilità. Basta richiamare alla mente la classica fotografia dal ponte di Casalgrasso: il Po che scende in mezzo alle campagne e sullo sfondo, perfettamente inquadrata tra fiume alberi e cielo, l’affettuosa presenza del “Viso”. Non è la classica montagna matrigna e crudele che sbarra l’orizzonte, rovesciando a valle ghiacci e devastazione. E’ piuttosto la montagna madre che protegge e dà la vita.
La sagoma del Monviso ha accompagnato il lavoro di generazioni di contadini, ma anche il primo turno degli operai delle fabbriche che se lo trovavano stagliato nel cielo rosa, nell’ora incerta dell’alba. Per i montanari delle Valle Po il Monviso è certamente una presenza incombente, oscura e pressante come la parete nord della montagna, mentre dalla Val Varaita si alza con più distacco, alto e roccioso sopra i pini dell’Alevé. Per i valligiani del tardo medioevo che convissero ai piedi del Monviso, estendendo l’ombra del monte al Briançonnais e alle alte valli Susa e Chisone, la montagna rappresentò un simbolo di unione e cooperazione: stessi problemi, stesse speranze, una sola repubblica.
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