8. edizione. Breuil-Cervinia, 20 – 24 luglio 2005
Se il cinema è davvero lo specchio della società – e come negarlo? – sembra giusto riconoscere che il cinema e la società sono preoccupati per come va il mondo. Preoccupati al punto da far scivolare in secondo piano le emozioni e le sfide dei nostri giochi, per esempio l’alpinismo, e dedicarsi con priorità e passione alla sfida delle sfide (ma non gioco): progettare il mondo che verrà. Se al prossimo Cervino Film Festival, non per scelta ideologica ma per oggettiva precedenza di mercato, si proietteranno il degrado ambientale, le lotte dei potenti per aggiudicarsi i beni naturali della Terra, la persecuzione che minaccia migliaia di specie vivente e insidia la biodiversità, i ghiacciai che si ritirano come ai tempi del Medioevo, il disboscamento selvaggio che intacca i polmoni d’ossigeno del nostro pianeta, e si proietterà tutto questo ai piedi della montagna più bella del mondo, significa che per godere delle cose belle si sente finalmente il bisogno di proteggerle. Forse non siamo poi così diversi dai nostri antenati che di fronte alle leggi di natura sapevano sacrificare l’ozio e il diletto per guardare oltre l’estate, nei rigori dell’inverno, quando sopravvivi solo se hai messo legna in cascina. Forse si stanno facendo strada istinti antichi e irrinunciabili priorità, che certo non cancelleranno la nostra voglia di avventura, ma le daranno un senso e la renderanno umana.
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